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“Nuovi OGM”: quando le parole creano mostri (che non esistono)

  • cloneberry
  • 7 giorni fa
  • Tempo di lettura: 4 min

Aggiornamento: 3 giorni fa


Nel dibattito europeo sulla proposta di regolamento delle Nuove Tecniche Genomiche (TEA), continua a circolare un documento dal titolo altisonante: Dichiarazione congiunta sulla deregolamentazione dei nuovi OGM (febbraio 2025). Fin qui nulla di male, se non fosse che il testo in questione appare tecnicamente scorretto, concettualmente fuorviante e pieno di miti da sfatare. E poiché si parla anche del mio settore — la genetica vegetale — sento il dovere di offrire un punto di vista alternativo, basato su fatti e non su slogan.


Lo stile è minaccioso, tipico di un volantino catastrofista e con la precisione scientifica di una canzone di Sanremo. Firmato da una schiera di sigle talmente numerosa che ci si aspetta di trovare in fondo anche “i Cavalieri dello Zodiaco”.


Bene, parliamone. Anzi: smontiamolo, punto per punto. Non perché siamo “pro-OGM” (anche se dovesse servire, sì, anche quello), ma perché siamo pro-verità. E siamo stanchi di chi continua a raccontare la genetica agricola come se fosse un episodio di Stranger Things.



💀 Mito #1: “Le TEA sono i 'nuovi OGM'!"

Chiamare “nuovi OGM” le piante ottenute con le TEA è come chiamare un frullato “sbrodaglia geneticamente alterata”. Le Tecniche di Evoluzione Assistita non inseriscono DNA da altre specie, non fanno miscele tra piante e salamandre. Modificano un gene già esistente, lo “editano”, come si fa con una parola sbagliata in un documento Word. Ma attenzione: questa cosa qui non è nemmeno nuova.


Già dagli anni ’70 si usa il TILLING, una tecnica che provoca mutazioni casuali e poi seleziona quella utile. È meno elegante delle TEA, ma fa la stessa cosa. E sapete cosa è nato con il TILLING? Le pesche gialle. Quelle che vi piacciono tanto d’estate. Oppure l’olio d’oliva alto oleico, che fa tanto bene al cuore. E indovinate? Nessuno è mai morto per colpa di una pesca. Al massimo ci si è sporcati la maglietta.



Mito #2: “La natura ci dà già tutto: lasciamola fare!”

Nel documento si respira una nostalgia bucolica degna di uno spot della Mulino Bianco anni ’90: “i contadini fanno già tutto”, “la selezione tradizionale basta e avanza”, “viva la biodiversità!”. Peccato che oggi il clima cambi più in fretta di quanto cresca un pero selvatico.


La verità è che l’agricoltura moderna ha tempi incompatibili con l’inerzia della selezione naturale. Non possiamo aspettare 30 anni per avere una varietà che resista alla siccità se tra 10 anni pioverà solo a Ferragosto. Fare innovazione non significa disprezzare la tradizione. Significa adattarla a un mondo che non è più lo stesso.



🔬 Mito #3: “I brevetti rubano la vita”

Ah, il grande spauracchio: le multinazionali che “brevettano la vita”.Spoiler: i brevetti sulle piante esistono da decenni. E non sono nati con le TEA. Esistono migliaia di molecole, tratti e varietà vegetali già brevettate. Alcune sono OGM, molte no. E nessuno ha gridato all’apocalisse fino ad oggi.


Il punto è che le NGT non cambiano nulla su questo fronte. Se brevetti qualcosa è perché hai fatto innovazione, non perché hai trovato una carota magica.E no, il contadino non perde il diritto di riprodurre il seme. Lo perde solo se lo vuole vendere come prodotto commerciale e se quel seme è brevettato. Esattamente come oggi, con qualsiasi varietà protetta, OGM o no.



🧬 Mito #4: “Senza tracciabilità, tutto è pericoloso!”

“La maggior parte dei nuovi OGM non sarà più rintracciabile"

E quindi? Il DNA muta continuamente. Non è un PDF stampato e archiviato per l’eternità.Il tuo DNA — sì, proprio il tuo, lettore sospettoso — non è lo stesso oggi rispetto a quando sei nato. Perché fumi, bevi alcolici, prendi il sole, invecchi. Tutte cose che modificano il DNA in modo del tutto naturale.

Vuoi davvero tracciare ogni mutazione? Allora devi sequenziare ogni singola pianta, più volte all’anno, in ogni suo tessuto.Perché, sorpresa: anche il DNA delle piante cambia. Spontaneamente. Sempre. La tracciabilità genetica, in questo caso, è come voler tenere sotto controllo la forma delle nuvole: scientificamente affascinante, praticamente inutile.



🌍 Mito #5: “La sovranità alimentare è sotto attacco!”

Ecco, questo è il punto dove l’apocalisse tocca il suo picco emotivo. Il documento grida che la deregolamentazione minerà la “sovranità alimentare”. Domanda: cos’è la sovranità alimentare oggi?


È dare da mangiare a 8 miliardi di persone in modo sostenibile. È garantire una produzione agricola stabile, resiliente, che non crolli con la prossima alluvione o ondata di calore. E questo non lo si fa con la nostalgia. Lo si fa con la scienza, con l’innovazione, con l’agronomia seria. I monopolisti spietati sono un problema? Certo. Ma l’uso delle TEA non è la causa, semmai può essere una delle soluzioni se regolato con intelligenza.


In conclusione: #BastaPaura

Questa dichiarazione parla di genetica come se parlasse di sortilegi, e delle TEA come se fossero un incantesimo oscuro lanciato da Sauron. La verità è che la paura vende. Ma la conoscenza nutre. E la genetica, se ben regolamentata, non è il problema: è parte della risposta.


Se davvero vogliamo difendere l’ambiente, i contadini e i consumatori, smettiamola di parlare delle TEA e del miglioramento genetico come se fossero mutanti radioattivi. E cominciamo a parlare di soluzioni.


Con buona pace delle pesche gialle.




Domande che nessuno osa fare (ma che tocca sentire comunque)


🧟 “Le TEA creano piante-zombie brevettate?” No. Correggono geni già esistenti. Niente DNA alieno, niente ortaggi senz’anima. Solo scienza.


🌽 “E se le mangio senza saperlo?”Succede già. Anche le pesche gialle e il grano mutagenizzato non hanno l’etichetta “frutto della scienza”. Spoiler: sei ancora vivo.


💰 “Ma allora brevettano la natura?”No. Si brevettano solo tratti innovativi. Nessuno ha registrato la lattuga selvatica. E no, neanche la pioggia.


🌾 “Non è meglio usare i semi antichi?”Se ti piacciono basse rese, malattie e raccolti che falliscono appena cambia il tempo, sì. Altrimenti: evviva l’innovazione.


⏳ “Non potremmo aspettare altri studi?”Possiamo. Ma il clima, i parassiti e la fame non aspettano. E la ricerca seria è già molto avanti.


📚 “E tu, da dove tiri fuori tutte queste cose? Sei per caso uno di quei venduti alle multinazionali?”

No, sono solo uno che lavora da vent’anni nella genetica vegetale e ha avuto la pessima idea di scrivere un libro spiegando queste cose con calma, dati e anche qualche battuta. Si chiama Geni di Valore e sì, lo trovi su Amazon (https://amzn.eu/d/ar25OaV). Compralo pure. O continua a credere che i pomodori si modifichino da soli leggendo Steiner sotto la luna piena. Scelta tua.

 
 
 

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